Fare teatro con i giovani
In un post sui social sotto la foto di un gruppo di allievi del corso ragazzi ho scritto:
Il corso dei "ragazzi grandi"
Quelli che ti fanno domande filosofiche.
Quelli che mettono tutto in discussione.
Quelli che ti chiedono mille consigli.
Quelli stressati da esami e traffico.
Quelli che devono lavorare.
Quelli che ti stupiscono con le idee.
Quelli che ti scrivono dopo le lezioni per sapere se sono andati bene.
Quelli che ti mandano i messaggi con i cuori quando non te lo aspetti.
Quelli che ti chiedono di fare la foto seduta sul divano, stile Regina.
Quelli che arrivano a lezione di corsa lanciando in aria chiavi e borsette.
Quelli che allo spettacolo si sanno truccare da soli (non sempre).
Quelli che sono autonomi ma sanno tornare bambini.
Quelli che sono tanto, tanto belli.
E continuo a credere a tutto quello che ho scritto. E' tutto vero.
Il termine "ragazzo" anticamente non designava una persona giovane, ma indicava piuttosto uno status sociale.
Infatti dall'arabo il termine stava a significare "corriere o messaggero", mentre dal greco "cencio, straccio" per indicare quindi uno stato servile.
Io, che come sempre amo giocare con le etimologie, mi sono chiesta come mai da straccio, messaggero si sia arrivati ad identificare con lo stesso termine semplicemente una persona giovane.
Mi piacciono entrambi i significati e ora vi spiego perchè. Probabilmente non sono certo i significati che si volevano attribuire anticamente, ma con uno sforzo in più mi piace pensare che i ragazzi siano dei veri messaggeri. Permettono la comunicazione tra la generazione passata e la generazione nascente. Ne permettono la comprensione. I giovani sono i messaggeri delle tradizioni antiche tramandate dagli anziani, ma nello stesso tempo possono comprendere la nuova generazione e permettono ai grandi di conoscerla.
E straccio? Perchè da straccio si è passati al nostro significato?
Cos'è infondo uno straccio?
Un pezzo di stoffa che viene impregnato di acqua e pulisce o che si impregna di sporcizia e poi si sciacqua. Mi sembra tanto paradossale quanto bellissimo paragonare proprio i giovani ad uno straccio. Potersi ricoprire di sporcizia ma avere ancora tutto il tempo per sciacquarsi oppure essere una spugna che prende acqua e pulisce. Questo potenzia al massimo la caratteristica che i giovani hanno.
I giovani infatti sono una possibilità. La possibilità del futuro che vive nel presente.
In realtà tutti siamo una possibilità, sempre. Ma con i giovani questo sforzo di immaginazione ci viene più facile. Come quando diciamo che "ci sentiamo giovani dentro". A qualsiasi età, questa sensazione è proprio una carica nuova, un entusiasmo, un dire "ho la possibilità di fare".
Ecco cosa vuol dire per me essere giovani. Non è una questione di età, ma di sentirsi parte di un possibile cambiamento, di una possibile crescita. Darsi la libertà di sporcarsi come gli stracci e la possibilità di ripulirsi.
Il corso ci cui parlavo all'inizio, quello del post e della foto sui social, è un corso di ragazzi che vanno dai 18 ai 30 anni ed è tanto diverso dagli altri corsi (di cui parlerò in altri articoli del blog). Loro sono ragazzi grandi, non hanno bisogno dei genitori che fanno da intermediari.
Fare teatro con loro è davvero bellissimo. Non è sempre facile perché come i bambini fanno tante domade e continuano a farle fino a che la risposta non li soddisfa. Come tutti hanno sulle spalle tante responsabilità con l'aggiunta però che non basta una giustificazione dei genitori. Tutto ciò che fanno è loro, loro scelta, loro pensiero e loro decisione. Con loro cresco anche io, anche se questa sensazione credo di provarla in tutti i miei corsi, con loro forse è più chiara. Poter osare con certe difficoltà testuali grazie alla loro prontezza fisica e mentale, affidarsi al loro impegno, poter parlare con loro delle scelte del futuro, università, lavoro, incastrare esercizi e divertimento, sperare e lavorare affinché loro si fidino di me, ascoltare le loro idee sugli spettacoli, vederli uscire dalla lezione mentre organizzano uscite tra loro. Ecco, questa sensazione di gruppo, di loro piccola casa teatrale mi rende un'insegnante ed una persona felice.
©Copyright Mariagabriella Chinè
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