Fare teatro con gli adulti

Ogni anno sono tantissimi i corsi che seguo, di ogni età.
Ogni persona è diversa da un'altra e non solo per l'eta, ma per vita vissuta, carattere che si è formato in seguito a varie esperienze e progetti futuri.
Ma c'è qualcosa che ritrovo in tutte le persone che scelgono di fare teatro da adulte: il bisogno di evadere per ritornare in sé. Come se la vita fosse sempre troppo severa e troppo rapida da non permettergli mai di fermarsi a godersi uno spazio proprio. E allora se lo prendono così, durante la lezione di teatro, che diventa condivisione, emozione, scoperta. Mentre i bambini si scoprono, loro si ri-scoprono, si ri-conoscono. Ritrovano parti di sè e ne conoscono di nuove, bellissime e libere dagli schemi quotidiani.
Quest'anno con il corso degli adulti (la più giovane 37 anni- la meno giovane 96 anni) ho messo in scena uno spettacolo scritto da me, "Il ballo delle donne", in cui si tratta il tema dell'Alzheimer. Ecco, c'è una scena che mi è rimasta impressa ed è la scena del post-pazzia. C'è un momento durante spettacolo in cui le donne protagoniste impazziscono, ballano, urlano, si liberano. Sono in preda ad un momento di paura e decidono di viverlo in maniera diversa. Ma la cosa più bella è stata vedere i loro occhi dopo questo momento. Erano davvero liberi. Delle donne adulte, davanti a tantissimi spettatori si erano appena spogliate del loro essere serie, formali e forzatamente giuste. Avevano ballato sulle sedie, indossato minigonne, urlato, ballato con scope, fatto roteare i capelli in aria, avevano ballato un tango immaginando uomini davanti a sé. Ed i loro occhi alla fine del momento della pazzia erano felici. Si erano mostrate, attraverso un personaggio. Certo, le storie erano dei personaggi, ma i corpi liberi di agitarsi e scatenarsi, erano i loro.
Dovremmo domandarci dove lasciamo le parti di noi che ci piacciono durante le giornate. A lavoro? A casa? In quella vacanza che desideriamo tanto rifare? In quegli affetti che fatichiamo a ritrovare? Dove? Non so se questo è sintomo di un disagio del mondo e della comunicazione, ma so per certo che il teatro è la terapia migliore e il mezzo migliore per tornare a sé, in una forma più libera e felice.
©Copyright Mariagabriella Chinè ©Copyright Teatro del Vero
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