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Immagine del redattoreMariagabriella Chinè

Il Piccolo Principe



Da sempre Il Piccolo Principe viene associato a letture per bambini e da bambini. Eppure per me non esiste libro più adatto agli adulti del Piccolo Principe. O meglio, ogni età comprende ciò che può, in base alla propria esperienza, del piccolo principe. E anche quando mi è capitato di metterlo in scena con i bambini ho sempre immaginato che si rivolgesse ad un pubblico adulto.

Ma cosa ha il Piccolo Principe in più, o di diverso, rispetto ad altre storie e altri libri? Come mai la sua storia appassiona tutti e tutti almeno una volta hanno sentito un'emozione leggendo anche solo una frase del testo?

Per me il Piccolo Principe tocca le emozioni più delicate e intime dell’essere umano: la nostalgia, la malinconia, la solitudine, l’amore. Ma non un amore fatto di corpi e parole dolci. Ma un amore provato dentro il cuore. La forma più pura dell’amore che ti porta a scappare per poi sentirne il richiamo.

La malinconia del Piccolo Principe è di tutti gli esseri umani, un senso di mancanza senza sapere esattamente di cosa, fino a quando qualcuno non ti costringe a guardarti dentro.

Ogni personaggio della storia è un piccolo mondo.

L’aviatore. Chi, leggendo le sue parole non ci si è ritrovato almeno una volta? Un bambino incompreso, non per questo non amato, o almeno non è specificato, che ha trasformato la sua passione soppressa di bambino in un limite. Voleva fare il pittore, e una delle prime cose che dice al Piccolo Principe è “Ma io non so disegnare molto bene”. Il muro del limite dato nell’infanzia diventa una certezza nell’adulto.

Fa tenerezza l’aviatore, l’ho sempre immaginato solo, ovunque si trovi. È questo quello che succede quando si rinuncia ai propri sogni, ci si chiude dentro una cassaforte, tanto sicura quando ermetica. Il Piccolo Principe però ha la chiave della cassaforte, l’ingenuità. Il disegno dell’aviatore ora diventa vitale per il Piccolo Principe, l’unico ad aver riconosciuto e compreso il famoso boa che digeriva un elefante. Guardare con gli occhi dell’immaginazione ci porta sempre a vedere ciò che sembra non esserci, ma in realtà dà forma al mondo.

Il Vanitoso. Convinto che un solo battito di mani possa renderlo felice, cerca ammirazione intorno a sé. Ma intorno a sé c’è il vuoto, il nulla. Nessuno lo ammira perché nessuno lo vede.

Il Re. Tanta furbizia quanta solitudine.

“Se ti rendo socialmente importante tu rimani con me?”

Ecco la domanda semplificata che pone al Piccolo Principe. Ma a chi cerca un posto nel cuore delle persone, nessun ruolo politico potrà mai renderlo felice.

Il re mostra da una parte tanta saggezza e anche tanta intelligenza. Dando ordini ragionevoli il suo popolo non si ribella. Così l’inganno sembra funzionare. Ordina ciò che avverrebbe comunque, come il sole che alle 7:40 tramonta con o senza l’ordine del re.

L’unico problema è che il Re non ha nessuno che esegue i suoi ordini perché il suo pianeta è vuoto.

Ed il Piccolo Principe di un pianeta da governare, ma senza esseri viventi, non sa che farsene.

Il Lampionaio. Inerzia, noia, routine priva di passione, quotidianità spogliata della sua bellezza. Ecco ciò che mi viene in mente se penso a questo piccolo personaggio che deve accendere a spegnere il lampione ogni minuto. Eppure basterebbe guardarsi intorno, spostare la sedia di pochi centimetri per godere del sole un maggior numero di ore. Ma chi è intento solo a lamentarsi, a guardare e contemplare la noia della propria vita, non vedrà mai lo spiraglio di luce che entra attraverso ogni fessura delle cose. In fondo, anche il lampionaio lo dice: “l’unica cosa che mi piace fare è dormire”.

L’ubriacone. Quanta pena. Cosa si prova a voler dimenticare ogni istante della propria vita. Vivere e cancellare tutto ciò che facciamo contemporaneamente. Vergognarsi della condizione in cui siamo e non avere la forza di reagire.

L’uomo d’affari. Un mondo talmente vuoto quanto comune. Forse l’uomo più impegnato tra quelli che incontra il Piccolo Principe. Ma un impegno che non serve a nulla. Conta le stelle, le possiede, le amministra. Le stelle di cui parla il Piccolo Principe sembrano luoghi dell’anima. Non puoi coglierle. Non puoi portarle con te. Puoi sono ammirarle e meravigliartene. Ma l’inganno del possedere cose più o meno materiali rende l’uomo cieco e avaro.

Il geografo. L’unico personaggio che, con saggezza, vive il mondo nella sua realtà e nella sua reale forma. Annota montagne. Eppure anche qua possiamo trovare un grande inganno. La geografa annota “cose eterne” come i monti, i fiumi, gli oceani perché non cambiano forma e rimangono nel tempo. Non può certo annotare fiori, sono soggetti deboli, con un colpo di vento appassiscono e muoiono. I fiori, sono effimeri. Sono, per dirla con le parole del geografo, destinati a scomparire in tempo breve.

Ecco che il Piccolo Principe crolla.

Certo, le montagne sono eterne, ma non lo è anche l’amore che proviamo? Chi lo può spegnere? Questo è tutto vero, ma se da una parte l’amore è eterno, non è eterna la nostra vita in questo mondo e non dovremmo mai sprecare il tempo allontanandoci da ciò che è amore.

Da sempre abbiamo visto questo piccolo ometto viaggiare e dire cose belle. Ma è lo stesso piccolo ometto che, stanco della sua vanità e contraddittorietà, ha lasciato la sua rosa da sola per viaggiare, per conoscere il mondo. Inizia l’emozione più brutta che si possa provare. Il senso di colpa.

Il Piccolo Principe scopre che il suo fiore è in pericolo, quello stesso fiore che sembrava armato delle sue spine contro tutti i pericoli, è in realtà una debole creatura in cerca di protezione.

E anche il Piccolo Principe, con il suo senso di colpa, si trova ora solo.

La volpe. Un incontro necessario. Tutti vorremmo qualcuno di cui fidarci, qualcuno con cui giocare senza paura perché addomesticato.

Ma che vuol dire addomesticare? Chiede il Piccolo Principe.

Vuol dire creare legami. Risponde la volpe.

Vuol dire che quando ci saremo conosciuti e quando avremo speso del tempo insieme, ci fideremo e saremo per questo unici al mondo.

La volpe, un animale, è un personaggio perfettamente umano. Forse semplice. Dice ciò che sente e non ciò che non vuole sentire.

E svela i suoi segreti.

“Non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi” è certamente la frase più famosa ma non è quella che per me è la più importante. Questo il Piccolo Principe lo sa già, lui guarda con gli occhi del cuore da sempre. Ma ciò che davvero fa la differenza è ciò che segue. “E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che la rende così importante. Diventi per sempre responsabile di ciò che hai addomesticato. Sei responsabile della tua rosa.” Questa è la vera rivoluzione. Scoprire che amare è responsabilità, che non è solo un gioco, serve la semplicità dei bambini con la consapevolezza degli adulti. Dedicare del tempo ci rende importanti l’uno per l’altro. Il mondo è pieno di persone, come si fa a scegliere chi amare? Come si fa a scegliere a chi volere bene?

Ecco, non si sceglie. Le persone “addomesticate” sono quelle a cui si dedica del tempo. Tradire questo tempo vuol dire tradire se stessi, la propria storia. Siamo responsabili del tempo e delle attenzioni che dedichiamo agli altri perché questo le rende speciali. E nessuno mai dovrebbe rovinare una cosa speciale.

Da qui la corsa del Piccolo Principe per tornare dalla sua amata. Per cercare una museruola per la pecora affinchè non possa mangiare la rosa.

È disposto a tutto, è disposto anche a sentire il veleno del serpente scorrere dentro di sé. È disposto a scomparire dalla terra per tornare nel suo mondo, nella sua stella. E incontra il mercante, il personaggio che mi fa più paura perché in poche parole denuncia la distruzione della percezione umana. Vende caramelle contro la sete, così non si spreca più tempo a bere. Ma quello sprecare tempo è in verità un modo per percepire la vita. Vi è mai capitato di avere caldo, essere stanchi e bere un bicchiere d’acqua fresca e sentirla scorrere nel corpo? Non rinuncerei mai a questa sensazione. Non è tempo sprecato, è tempo usato, vissuto. Mi fa paura questo personaggio perché è quello che si avvicina ai giorni nostri. Stiamo sostituendo le compere con un click, un complimento con un like, un discorso con una condivisione sui social, un’uscita con una videochiamata. Risparmiamo tanto tempo oggi, ma perdiamo amore. Ma questo il Piccolo Principe lo sa bene.

Il controllore. Un incontro veloce, ma importante. Il Piccolo Principe ci rivela una grande verità: i bambini sanno godere delle piccole cose e sanno trovala felicità nella semplicità, basta un finestrino appannato e un piccolo naso da schiacciare per fare le forme sui vetri. Ecco la bellezza dell'essere bambini. Essere felici con poco, ma essere felici davvero.

Il saluto con l’aviatore è la parte più commovente.

Tutti abbiamo dovuto dire addio a qualcuno. Le carezze fatte sono diventate scatole calde nel nostro cuore che riapriamo quando ci sentiamo soli. Non sapremo mai dove sono le persone che non ci sono più, ma sappiamo cosa ci hanno lasciato. Ed è inutile spiegare cosa proviamo perché quando rimaniamo soli portiamo dentro di noi tutti i ricordi di chi non c’è più e nessuno capirà ciò che abbiamo dentro. “La notte guarderai il cielo notturno (…) e ti troverai a ridere con me (…) e i tuoi amici ti crederanno pazzo” dice il Piccolo Principe. Proprio così, rimane dentro di noi l’amore e la gioia di chi abbiamo salutato. E questo non è effimero.

Rimangono due personaggi di cui parlare, ma mi piace l’idea di concludere così.

Il Piccolo Principe e la Rosa.

Certo, del Piccolo Principe ne ho parlato fino a ora, ma solo riferendomi nel rapporto con altri personaggi.

Chi è il Piccolo Principe? Tutti diciamo è il bambino che è in noi. Siamo sicuri? Quale bambino conosce così tante cose, fa un viaggio così lungo e si assume tutte queste responsabilità?

E se fosse al contrario? Se fosse che il Piccolo Principe è l’uomo che è in noi?

Perché consegniamo sempre ai bambini le cose più belle e agli adulti lasciamo l’eredità delle cose peggiori?! L’aviatore è un adulto, ma in fondo è un Piccolo Principe, è un semplice, un ingenuo, un sognatore. Certo, i bambini sono semplici, spontanei, decisi e pieni d’amore.

Lavorando tanto con i bambini mi sono trovata spesso a vedere scene tristi in cui dell’ingenuità non c’era traccia. Bambini che insultano altri bambini, che li picchiano. Ma in fondo sono bambini e più di un pugno non può accadere. Ma se fossero grandi? Quel pugno sarebbe una casa bruciata, un omicidio, una guerra. Ognuno fa ciò che può. Allora non è l’essere bambini o l’essere adulti che ci differenzia. È l’essere persone, l’essere umani. Il Piccolo Principe è semplicemente una persona, un essere umano. È vero, i bambini che prendono a pugni sono spesso il risultato di adulti che non sanno gestirli ed educarli. E infatti, è l’essere “umani” che cambia tutto e cambia tutti, grandi e piccoli. Il Piccolo Principe ascolta tutti, chiede a tutti qualcosa, ma cosa fa per gli altri? Non rimane con nessuna delle persone sole che incontra. Da subito cerca rimedi per la sua mancanza. Chiede all’aviatore di disegnare una pecora che possa mangiare i germogli di baobab pericolosi per la sua rosa.

Il Piccolo Principe allora ha una missione: farci vedere chi siamo, concederci di conoscerci. Ci offre, con la semplicità di un bambino a cui basta il disegno di una pecora per mettere in sicurezza ciò che ama, la possibilità di fare un viaggio dentro di noi, scava nelle nostre ferite, nelle nostre mancanze e nei nostri sensi di colpa. Ci insegna che amare vuol dire prendersi cura, saper tornare anche quando l’orgoglio ci farebbe rimanere lontani, saper rimediare ai nostri egoismi, assumersi la responsabilità di ciò che doniamo e ciò che riceviamo. Ecco l’insegnamento del Piccolo Principe. L’amore.

Rimane solo la Rosa.

La rosa sono io, sei tu, siamo tutti. Tutti, almeno una volta, abbiamo mascherato la nostra fragilità dietro la nostra parte peggiore. La Rosa non vuole farsi vedere piangere, non vuole mostrarsi bisognosa dell’amore del Piccolo Principe, e così si corazza e mostra il suo lato peggiore: l’orgoglio, la vanità, la distanza.

Il Piccolo Principe lo dice “Avrei dovuto giudicare dai fatti, non dalle parole, i fiori sono così contraddittori”. Un altro insegnamento fondamentale. Quando le parole escono dalla nostra bocca, anche se non vogliamo, diamo la forza a chi sta davanti a noi di andare via, allontanarsi. Ma chi è davanti a noi e ci conosce sa bene che quelle parole sono muri dietro cui si nasconde la parte più intima del nostro cuore.

Tutti abbiamo bisogno di scappare per capire che a volte ciò che vogliamo è restare. Anche il Piccolo Principe.

La Rosa mi fa tanta tristezza. Non riesce a dire ciò che prova, ma ama il Piccolo Principe.

Anche il Piccolo Principe la ama, e la ama così com’è, con le sue spine che la rendono forte e con i suoi petali che rendono effimera nel tempo, come tutti. Ciò che li lega però è qualcosa che va altre il mondo, oltre il viaggio della vita, oltre la terra. Li lega l’amore e questo non è mai effimero.

Nemmeno quando è tra un uomo e una piccola Rosa.

Mi piace pensare al vissero per sempre felici e contenti del Piccolo Principe e della Rosa. Sono sicura che c'è. Perché il viaggio verso l'altro è un viaggio verso noi stessi e quando si incontra l'altro nella conoscenza di sé, non c'è dubbio, il lieto fine è assicurato! Come quello tra un Piccolo Principe che torna dalla sua Rosa.

Strana questa associazione. Sarebbe stato sicuramente più facile far parlare d’amore due esseri umani. Ma no, l’amore non ha forma, è amore.

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