Cosa cerchiamo?
Con l'avvento dei social si sa, il mondo è cambiato. Non è certo una frase originale e nuova.
Cosa spinge una persona a creare un account social per condividere i propri pensieri e i propri momenti?
Solitudine?
Divertimento?
Noia?
Risate con i propri amici?
Bisogno di approvazione?
Nuove conoscenze?
Si, probabilmente tutto questo.
Ma da qualche anno ormai il mondo social è il nuovo mondo lavorativo. Ogni frase che si scrive, ogni foto che si pubblica ha uno scopo, non è più mero divertimento, ma la ricerca di qualcosa di più.
Like, consensi che portano a monetizzazione, fama e successo.
Una ricerca continua e spasmodica di visualizzazioni di verità che decidiamo di mostrare.
Un bisogno di far vedere che ci stiamo divertendo, di far vedere che siamo tristi, di far vedere, di far vedere, di far vedere.
Bisogno di "dover far vedere" per vendere un nuovo prodotto, un libro, uno spettacolo, un viaggio.
Una pizza con gli amici diventa un'occasione per pubblicizzare la pizzeria, così come un regalo diventa un modo per commercializzare anche il pensiero stesso.
E ci siamo cascati tutti, o quasi, chi più e chi meno.
Non è certo questo un post moralista, ma una constatazione di come siano cambiate le cose, a mio parere in bene per certi versi e in male per altri.
All'improvviso il successo è alla portata di tutti, i vip diventano amici social, ci si sente importanti, onnipotenti con i numeri alti di followers.
Storie che durano 24 ore fanno sentire grandi anche i più timidi che non si sentono pronti a pubblicare post duraturi.
E dopo aver pubblicato si contano i numeri. Le persone diventano numeri.
"Ho avuto 400 visualizzazioni"
"Ho 3000 followers"
"In 500 hanno condiviso il mio post"
Quando vivo un momento intenso della mia vita mi rendo conto che condividerlo su un social diventa una forzatura, una pausa dall'emozione vera. Snatura la condizione di bellezza.
Una domanda mi sorge allora spontanea:
Ma noi, cosa cerchiamo?
Chi cerchiamo? Sicuri che esista un "Chi"?
©Copyright Mariagabriella Chinè
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