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Immagine del redattoreMariagabriella Chinè

L’integrazione emisferica ed il pensiero creativo




Nel lessico comune una persona creativa è colei che ha una grande manualità o fantasia, l’artista che crea sculture o dipinti, lo scrittore che scrive un romanzo, chi riesce a trovare soluzioni a situazioni critiche, il musicista, e così via.

Eppure, la creatività non è solo un qualcosa di genetico o di abituale, né un’esclusiva peculiarità dei cosiddetti artisti.

Chiunque può essere creativo, purché riesca a ben connettere i propri emisferi cerebrali.

Il benessere psicofisico è tanto la base quanto la conseguenza di qualsiasi attività creativa. Questo non vuol dire che solo se sto bene posso creare, ma che posso creare qualcosa che mi faccia stare bene se riesco a mettere in relazione in maniera funzionale le mie capacità e i miei emisferi cerebrali.

Contestualizzando il concetto nell’ambito teatrale, comprendere come poter raggiungere una situazione di benessere è fondamentale tanto per l’artista che dovrà donare il proprio talento a chi gli sta di fronte, quanto per lo spettatore che dovrà essere pronto a recepire ciò che vede, affinché il rispecchiamento possa essere produttivo.

Se si osserva la superficie del cervello umano si può notare che esso è sostanzialmente diviso in due parti simmetriche: gli emisferi cerebrali. I due emisferi cerebrali sono separati dalla fessura longitudinale lungo la quale si può osservare in profondità' il corpo calloso, una struttura di materia bianca formata principalmente dalle fibre di connessione tra i due emisferi. Molte rassegne sulla specializzazione emisferica fanno risalire la prima osservazione agli studi del Dott. Broca (1861) condotti su un paziente con emiplegia. Bisognerà aspettare molti decenni prima che la ricerca in questo settore si accorga in modo netto della complementarietà di funzioni dei due emisferi e il merito di questo va attribuito alle ricerche condotte sulla popolazione sana.

Il nostro cervello dunque è diviso in due zone: emisfero destro ed emisfero sinistro.

L’emisfero sinistro è specializzato nelle funzioni del linguaggio, nel controllo della mano dominante destra e nell’organizzazione della motilità volontaria del lato destro del corpo. Quindi sono attribuibili principalmente all’attività dell’emisfero sinistro tutte le capacità legate al linguaggio, alla logica, alla parola, al calcolo, al pensiero analitico. La parte sinistra del cervello si cura dei dettagli ma non riesce ad avere una visione di insieme. L’emisfero destro prevale invece nella cognizione dello spazio e nella regolazione dell’emotività, è la sede del nostro lato creativo, elabora immagini nella loro spazialità e ha il controllo motorio del lato sinistro del corpo.

Lo stile cognitivo dell’emisfero sinistro è sostanzialmente verbale, analitico e locale, mentre quello dell’emisfero destro è spaziale, sintetico e globale.

Nel corpo calloso passa una minore quantità di neuroni e, infatti, quando siamo in una situazione di forte stress, la comunicazione tra i due emisferi si interrompe creando non pochi disagi e problemi anche nel quotidiano.

Una definizione molto simpatica definisce l’emisfero sinistro “l’ingegnere” e l’emisfero destro “il poeta”, proprio per indicare la diversità dei due lati.

L’integrazione emisferica è quella particolare situazione che si presenta quando i due emisferi sono in comunicazione e questo permette un accesso coordinato alle facoltà cerebrali.

Quando il lato destro del nostro corpo è eccessivamente dominante non riusciamo a concentrarci e a formulare pensieri o soluzioni logiche. Quando invece a predominare eccessivamente è il lato sinistro del corpo, non riusciamo a visualizzare l’immagine della situazione a causa di un sovraccarico di ansia.

L’esasperazione della situazione di cui sopra, porta all’utilizzo in modo alternato dei due emisferi creando una situazione molto disfunzionale ai fini del benessere globale dell’individuo.

L’integrazione emisferica è infatti la situazione di benessere che si riesce a provare quando i due emisferi sono in equilibrio, non prevalgono uno su l’altro, ma si bilanciano in modo da dare luogo ad interpretazioni emotive, ma su basi logiche.

Ma come possiamo collegare tutto questo al pensiero creativo artistico? Nel prossimo articolo proveremo a rispondere a questa domanda.


©CopyrightMariagabriellaChinè

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